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Categoria

Dall’Italia e dal Mondo

cane dog friendly aree cani terremoti
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Passeggiare in natura, un bisogno che il cane ci ricorda di avere. Il Dog Friendly: capitolo 2

scritto da L'Interessante

cane

Cari lettori interessati, oggi siamo a Salerno in compagnia del  Dott. Marcello Massa, medico veterinario, studioso di comportamento animale ed educatore cinofilo, con il quale andremo in passeggiata nella piana del Sele.

Grazie Dottore per questa intervista e per averci invitato ad una delle sue passeggiate a sei zampe. Siamo qui con i suoi 6 cani: ci racconta com’è condividere una passeggiata in natura insieme ai cani?

E’ un attività che compio quotidianamente coi miei cani considerando quanto rende felice i cani; potrebbe sembrare una monotona abitudine, invece ogni volta rappresenta un’emozione nuova. Una scoperta in più. E’ stupefacente notare come- indifferentemente dal più piccolo chihuahua all’ enorme alano-  ogni cane ha bisogno di sentirsi immerso in questo habitat, con  piena libertà di espressione.  Per me costituisce un momento di estremo relax. C é chi ha bisogno del caffè al mattino per carburare mentre noi amiamo riservarci questo rituale.

Quali le difficoltà che un proprietario può incontrare nel fare una passeggiata in natura? Cosa deve saper fare insieme al suo cane?

Una delle paure che mi trovo ad accogliere  spesso con i proprietari prima di iniziare una passeggiata è cosa fare se durante la passeggiata si incontrano cani randagi. Spesso questi cani abbaiano per segnalare la loro presenza, il loro territorio o altre risorse come cuccioli o femmine in calore.  I cani sono animali sociali ed in quanto tali cercano di evitare a tutti i costi i conflitti attraverso una serie di segnali comunicativi pacificatori. In questo i randagi sono maestri avendo vissuto molte esperienze relazionali intraspecifiche;  in caso di incontro noi umani possiamo  decidere di aumentare le distanze- allontanandoci- evitando così l’incontro, oppure  lasciare che i cani si conoscano  e ritualizzino  secondo il galateo canino, continuando però la passeggiata in modo da far capire ai nostri cani che se vogliono terminare l’incontro hanno questa possibilità. Vi assicuro che ci si porta  a casa esperienze magnifiche sia per gli animali umani che non.  Altro elemento importante è  strutturare un buon richiamo con il proprio cane; ciò può divenire una cintura di sicurezza in caso di necessità.

Perché i nostri lettori interessati dovrebbero condurre i loro cani in passeggiata extraurbana?

Per conoscerli sempre più e dar loro libertà di espressione- bisogno fondamentale della specie cane; passeggiare  in natura vuol dire vivere un po’ la loro dimensione ancestrale mentre per noi umani rappresenta un momento di  benessere interiore e fisico che senza il nostro cane non potremmo vivere. I cani hanno bisogno di fare movimento ma soprattutto di appagare le motivazioni perlustrativa ed esplorativa, di dare spazio al loro “naso”; in questo le passeggiate in natura sono perfette.

Ci sono periodi dell’anno in cui è preferibile organizzare passeggiate e quali precauzioni adottare?

I cani ci risponderebbero: “sempre!”. Siamo più noi umani ad essere condizionati dal clima. In inverno potrebbe essere utile l’ uso di mantelline impermeabili per la pioggia, mentre  per la neve esistono creme particolari o scarponcini  antigelo, per scongiurare il congelamento delle parti distali degli arti.

In estate evitare di uscire nelle ore più calde della giornata: meglio dopo l’ alba oppure al tramonto. Portare sempre con sé abbondante acqua, fare lunghe pause all’ombra ed utilizzare un ottimo antiparassitario per proteggere il cane da ectoparassiti.  Attenzione soprattutto  in questo periodo ad evitare campi coltivati con graminacee dove il cane potrebbe entrare in contatto con i cosiddetti “forasacchi”, spesso pericolosi.

Il mio consiglio per chi volesse avventurarsi con amici cinofili in avventure a sei zampe è di farsi guidare inizialmente da un esperto che gli insegni a gestire le varie fasi della passeggiata, così da viversi senza ansie questa esperienza.

Con le dovute accortezze direi dunque che non esistono limitazioni.

Grazie mille Dottore.

Come diceva John Muir “In ogni passeggiata nella natura l’uomo riceve molto di più di ciò che cerca”.

Con il proprio cane ancor di più, aggiungo.

Luigi Sacchettino

Passeggiare in natura, un bisogno che il cane ci ricorda di avere. Il Dog Friendly: capitolo 2 was last modified: maggio 26th, 2016 by L'Interessante
21 aprile 2016 0 commenti
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Centro
AttualitàIn primo pianoNotizie fuori confine

Il Centro diurno Alzheimer Tre Fontane rischia di chiudere: la crudeltà di togliere a chi non ha più un passato, anche il futuro

scritto da Roberta Magliocca

Centro

Mi hanno sempre detto che per fare bene il mio lavoro avrei dovuto ricercare sempre la verità con lucidità mentale ed oggettività. Ed ho seguito questo insegnamento sempre, come un prete al suo altare.

Ecco perchè questo articolo non nasce da due mani che battono sulla tastiera, ma dalla voce di chi vede crollarsi sotto i piedi la terra dove ha tentato di costruire certezze. 

Il Centro diurno Alzheimer Tre Fontane di Roma, ha i giorni contati

Si rischia la chiusura e con essa non solo il posto di lavoro per tanti dipendenti, ma soprattutto si rischia il fallimento di un lavoro volto a ridare speranza di un futuro migliore ai malati di Alzheimer che già perdono, giorno dopo giorno, il proprio passato. 

E si potrebbero intervistare le istituzioni, questo o quell’altra fazione che darebbero motivazioni e giustificazioni. Ma a noi de L’Interessante interessa la voce di chi – lontano da giacche e cravatte – si rimbocca le maniche e lavora duro accanto ai “nostri” malati.

Proprio per questo ho fatto due chiacchiere con Valentina Ruggiero, operatrice sociale del suddetto centro. 

“Il nostro centro è frequentato due/tre volte a settimana da 34 ospiti. Il centro lavora con bando triennale, che scadrà il 23 aprile prossimo. Abbiamo saputo dal municipio ottavo che non ci sono i fondi per far arrivare il bando fino alla data di scadenza prevista per cui il municipio ha detto ai nostri utenti che i loro parenti verranno solo un giorno a settimana. Di conseguenza la nostra cooperativa diminuisce il personale da cinque a due operatori. Far venire i signori solo una volta a settimana non ha senso, non è terapeutico, non ha nessuna continuità col progetto e gli obiettivi portati avanti. Il municipio adduce come spiegazione che non c’è altra maniera per gestire i fondi rimasti. In realtà nel bando ancora in essere sono previsti 16 ospiti media al giorno, noi non abbiamo mai superato le quote previste, mentre, in questo modo, verranno esattamente la metà. Capite benissimo cosa vuol dire per i familiari. E anche per il primo bando non abbiamo nessuna garanzia che esca, il municipio continua a dirci che uscirà una volta approvato il bilancio al comune ma non ci mette niente per iscritto. Rischiamo seriamente di essere chiusi il 24 aprile. Spero di essere stata chiara, parlo sull’onda dell’emotività del momento. Per dirti qualcosa del nostro centro: abbiamo pubblicato un libro con i nostri ospiti, abbiamo fatto spettacoli teatrali, un giornalino interno, mostre. Tutto questo sempre con le nostre sole forze.”
Un paese che non si occupa dei più giovani e della loro mancanza di lavoro, un paese che non si cura dei propri malati, un paese che toglie futuro è un paese che ha perso la tenerezza e la lungimiranza. L’Italia è un paese che ha fallito.
Aggiornamento della stessa Valentina Ruggiero, ore 11:34 del 20 Aprile 2016:  “il bilancio del comune è stato approvato ma i due municipi non si mettono d’accordo per fare un bando unico a causa di una dirigente che adduce come ostacolo un documento della corte dei conti che nessuno trova!!!
Siamo in Campidoglio e aspettiamo che qualcuno ci riceva!!!!”
Roberta Magliocca
Il Centro diurno Alzheimer Tre Fontane rischia di chiudere: la crudeltà di togliere a chi non ha più un passato, anche il futuro was last modified: aprile 20th, 2016 by Roberta Magliocca
20 aprile 2016 0 commenti
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sii come bill
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Bill: intervista al creatore Andrea Nuzzo

scritto da Roberta Magliocca

Ha fatto impazzire il web. Lui, così stilizzato e pratico. Lui così intelligente e sicuro di sè. Lui, provocatorio quanto basta, maestro quando serve. Lui, l’uomo virtuale più imitato del web, l’uomo con più parodie di Renato Zero, l’uomo la cui intelligenza è rara, troppo rara. Bill, è lui ad aver rapito tutte le bacheche di Facebook per farle diventare casa propria. I vecchi proverbi cinesi sono stati sorpassati, persino wikipedia non è più quel pozzo di scienza da cui attingere saggezza. Se vuoi essere qualcuno, sii come Bill.

Ma chi è Bill? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Nuzzo, il padre virtuale, in una simpatica intervista

Ciao Andrea, grazie per il tempo che hai deciso di dedicarci. La tua pagina Facebook è già un tormentone. Ma chi è Bill?

Ciao Roberta e grazie a voi per avermi contattato. Bill è un personaggio inventato che si comporta in modo corretto e che non si abbandona mai ad atteggiamenti stupidi e insensati. Proprio per questa sua “indole” molti lo hanno etichettato come perfettino, ma ci tengo a precisare che non lo è affatto, anche lui sbaglia dato che nessuno è perfetto. L’unica differenza sta nel fatto che lui cerca sempre di riconoscere i suoi errori. Inizialmente è nato come un utente modello dei social, poi, vista la popolarità che ha ottenuto in poco tempo, ho deciso di renderlo un esempio anche per tutte quelle situazioni che riguaradano la vita reale. Inoltre ci tengo a sottolineare che i suoi insegnamenti – se così possiamo definirli – vengono presentati sempre in chiave ironica, e penso sia proprio questo il segreto del suo successo.

Nessuno si è mostrato sordo al richiamo di Bill. C’è chi ne condivide idee e modi di vivere e chi, invece, crede sia fuori dalla reltà, motivo per il quale sono nate molte parodie con personaggi discutibili e decisamente meno eleganti, come Cerrozz o Titina. Come hai preso la nascita di questi “fratellini”?

Bill, oltre ad aver ottenuto molti fan, è anche finito sulla bocca (o sulla tastiera) di molti haters che lo hanno preso troppo sul serio e hanno deciso  di non seguirlo. Tra questi, molti hanno deciso di creare pagine dello stesso format, ma con personaggi che si comportano in modo contrario. Non mi sono affatto sentito offeso dalla creazione di queste pagine, anzi, molte le reputo molto divertenti ed esilaranti nella loro semplicità. Inizialmente le persone prima di crearle mi contattavano chiedendomi il permesso, ora sono diventate talmente tante che nessuno me lo chiede più. Inoltre volevo sottolineare che non tutti gli amministratori di queste pagine opposte sono contrari al mio personaggio, per esempio il creatore della pagina “Sii come Jim” è comunque un seguace di “Sii come Bill”.

Il 12 Gennaio hai raggiunto i 500.000 followers su Facebook. Secondo te, alla gente, cosa piace di questo strambo personaggio?

Il numero di followers aumenta costantemente senza che io sponsorizzi nessuna vignetta. Secondo me ciò che piace di più sono i tre elementi fondamentali che stanno alla base delle vignette: semplicità (sia del personaggio che delle frasi), ironia ed “educazione”. Riguardo quest’ultimo aspetto infatti, molti fan mi hanno detto che apprezzano Bill proprio perché riesce a criticare in modo divertente, senza mai cadere nel volgare o nella sguaiataggine.

Bill è intelligente. Legge L’Interessante se è intelligente, giusto? Quindi saluta i lettori de L’Interessante in questo modo…

Bill legge L’Interessante.

Bill saluta affettuosamente coloro che vi lavorano e li ringrazia per l’articolo dedicatogli.

Bill invita tutti i lettori de L’Interessante ad essere come lui.

Bill è intelligente.

Sii come Bill.

Grazie Andrea!

Roberta Magliocca

Bill: intervista al creatore Andrea Nuzzo was last modified: aprile 19th, 2016 by Roberta Magliocca
19 aprile 2016 0 commenti
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New York
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo pianoNotizie fuori confineViaggi Interessanti

New York: natura ed innovazione

scritto da Roberta Magliocca

New York

Le conosciamo le stazioni nostrane. Il puzzo di urina ignora i nasi già assuefatti dei pendolari abitudinari. I cestini della spazzatura sono vuoti, perché bicchieri di caffè e le carte ben oleate del pranzo sono ben posizionate per terra, come un mosaico moderno ideato da un contemporaneo posatore di ceramiche artistiche.

Ora, prendiamo questa stessa stazione abbandonata e posizioniamola a New York. Et voilà. Nella grande mela, si vedrebbe sorgere un parco. Così sarà. Un progetto presentato nel 2011 a New York, infatti, propone una riqualificazione degli spazi attraverso la realizzazione di un’oasi con cavi di fibra ottica che porteranno luce nel sottosuolo.

Il parco si chiamerà Lowline. Un po’ di numeri riusciranno a far comprendere meglio ciò che si andrà a realizzare nell’amatissima New York

– 5.500 metri quadrati; questa l’ampiezza dell’area che verrà riconvertita in un parco;

– 48 milioni di euro; ecco i fondi che saranno versati per finanziare il progetto;

– 106 anni; l’età del Williamsburg Bridge Trolley Terminal di New York, stazione dove si fermavano i tram al capolinea.

La stazione è inutilizzata dal 1948. Il sindaco di New York, Bill de Blasio – di origini campane – è entusiasta del progetto e ne ha dato l’ok.

È ben noto che sottoterra la luce non è proprio delle migliori. Niente paura. La natura, in questo progetto, sposa l’innovazione. Un sistema di collettori parabolici sistemati in superficie “ruberà” la luce del sole che splende sopra New York che, attraverso cavi di fibra ottica, verrà indirizzata a cupole riflettenti. Queste, a loro volta, distribuiranno la luce a tutto il parco. Tutto questo per un doppio vantaggio. Il primo: alla vegetazione sarà data la possibilità di crescere con luce naturale. Il secondo: si ridurrà notevolmente il consumo di elettricità.

Non ci resta che aspettare, dunque. La statua della libertà di New York è sopravvalutata. Le passeggiate in parchi sottoterra alla luce del sole, quelle sì che hanno dello straordinario.

Roberta Magliocca

New York: natura ed innovazione was last modified: aprile 16th, 2016 by Roberta Magliocca
17 aprile 2016 0 commenti
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Andalusia
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Andalusia, tra delfini, aquile e magie

scritto da Roberta Magliocca

Andalusia

“Disculpe, para calle paloma?”

Una ragazza sulla trentina mi guarda e aspetta una mia risposta. Io cerco di rispolverare quello che mi è rimasto da cinque anni di spagnolo studiato al liceo.

“Lo siento mucho, pero yo soy italiana!”

Continua a fissarmi la chica, come se stesse pensando

– che mi frega a me che sei italiana, io ti ho chiesto un’altra cosa -.

Non dice nulla, ma sento di doverle qualche altra spiegazione:

“ Estoy aquì de vacaciones”.

Non sono sicura di essermi fatta capire a dovere, fatto sta che senza dire niente, la ragazza si allontana alla ricerca di Calle Paloma pensando alla “fortuna” che ha avuto ad acchiappare, tra tanti abitanti, proprio una ragazza, che non solo non conosce le strade, ma non conosce nemmeno lo spagnolo.

Che peccato non sapere dov’è Via Paloma. Mi sarei divertita a darle indicazioni in un misto di lingue non molto differenti tra loro – anche se non basta mettere la /s/ per parlare spagnolo -, lingue così calde e così divertenti nelle loro mille sfaccettature. Calde com’è caldo questo Marzo che mi vede camminare per le strade dell’Andalusia a giro maniche, come mai potrei fare in Italia dove questo mese ancora porta la necessità di maniche lunghe e soprabiti.

L’ Andalusia, nel parlare di lei, mi rende banale e sdolcinata 

Perché, credetemi, non potrei parlare dell’Andalusia senza descriverla come un immenso sole che abbraccia distese infinite di verde e Oceano.

Sull’aia di un casale nel beneventano, appoggiata ad un tavolo che ospita un bicchierino di caffè – senza caffè – una borsa troppo grande ed un paio di penne, in questa serata primaverile riesco a sentire l’odore della sangria preparata in casa dalla signora che mi ospitava in casa sua. L’Andalusia mi ha regalato sensazioni che si sono incollate al mio corpo e non lo abbandonano.

Sono le notti silenziose come queste che mi offrono manciate di ricordi, ne pesco qualcuno.

Ricordo n°1: solo l’ Andalusia mi ha portato a nuotare con i delfini. In quella piscina enorme, io mi sentivo come quelle istruttrice che sembrano ballare sull’acqua, mentre i due delfini mi spingevano i piedi. Ovviamente l’effetto non era proprio lo stesso, il mio impaccio e i miei chili di troppo rendevano il tutto come se i due delfini stessero spostando una balena in difficoltà. Io, intanto, mi sentivo bene, sentivo pura gioia.

Ricordo n°2: solo l’Andalusia poteva convincermi a salire sulla montagna più alta di Puerta Almadena Pueblo ad osservare il volo delle acquile – da sottolineare che chi sta scrivendo in questo momento è una ragazza che ha una tremenda paura dei volatili (azzerare pensieri sconci e sarcasmo spicciolo, por favor) – permettendo ad una di queste aquile di posarsi sulla mia testa.

Ricordo n°3: solo l’Andalusia mi ha portato fuori casa di Antonio Banderas, prima che quest’ultimo si mettesse a dialogare con galline e ad impastare biscotti.

Ah, già. Avrei potuto parlare di monumenti e musei vari. Perdonatemi, sono una viaggiatrice, non una turista.

Hasta Pronto!

Roberta Magliocca

Andalusia, tra delfini, aquile e magie was last modified: aprile 16th, 2016 by Roberta Magliocca
17 aprile 2016 0 commenti
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San Lupo
Dall'Italia e dal MondoIn primo pianoViaggi Interessanti

San Lupo: terra di streghe e janare

scritto da Roberta Magliocca

In provincia di Benevento può capitare di imbattersi in un paesino che ha il nome tanto insolito, quanto di buon augurio. Si tratta di San Lupo

Tale nome, molto probabilmente, trae origine dal vescovo francese San Lupo di Troyes, in quanto proprietario dell’antico monastero dei Santi Lupolo e Zosimo.

Storia. Prima feudo demaniale sotto i normanni, passò nuovamente al monastero dei Santi Lupolo e Zosimo grazie agli Svevi. Passò poi al Capitolo Metropolitano di Benevento, sotto la giurisdizione episcopale di un Vicario Capitolare. Successivamente divenne possedimento dei Caracciolo e, nel 1506, della famiglia Carafa che lo tenne fino alla abolizione della feudalità avvenuta nel 1806. Fu nella provincia di Principato Ultra fino al 1811. Un terremoto, datato 5 giugno 1688, distrusse il paese. In poco tempo venne ricostruito. Proclamato comune del Molise, divenne nel 1861 parte del mandamento di Pontelandolfo nel circondario di Cerreto nella Provincia di Benevento.

Da vedere. Il centro storico è caratterizzato da stretti vicoli, abbelliti da archi e pontili. Di notevole interesse sono i portali in pietra di alcune architetture civili, realizzati da scalpellini locali. Da non perdere la visita della Chiesa di San Giovanni Battista, chiesa maggiore del paese. L’interno reca la statua a mezzo di busto di San Lupo, realizzata dallo scultore Giacomo Colombo nel 1708. Il campanile è sormontato da un cupolino con embrici maiolicati gialli e verdi.

Bella ed elegante, la Fontana Sant’Angelo è stata realizzata nel 1614 in pietra locale, dotata di tre getti d’acqua intervallati da mascheroni e da una figura femminile. Nel frontone della fontana sono siti due stemmi e delle scritte in latino che invitano i pellegrini a dissetarsi. La fontana è posta nel luogo dove sorgeva un monastero benedettino.

Settecentesco, invece, è Palazzo Iacobelli, che ha ospitato Ferdinando II delle Due Sicilie, presso il controverso imprenditore Achille Iacobelli.

Meritanto turismo anche la fontana Capodaqua, la Cappella De Giorgio  – tomba cimiteriale neoclassica – e la chiesa dell’Annunziata (XVII secolo).

Santo Patrono. La festa patronale ha luogo dal 27 al 29 Luglio di ogni anno.

Leggende. E’ risaputo che la provincia di Benevento è la “terra delle Streghe e delle Janare“. Leggenda vuole che si riunissero nei pressi di un noce per i loro riti sabbatici. Proprio a San Lupo si trova il torrente delle Janare, attraversato da un ponte in pietra, detto “Ponte delle Streghe”. Ancora oggi si tramandano oralmente leggende del medioevo. Si racconta che, nel torrente, dopo una notte di sfrenati riti sabbatici, fu rinvenuta una neonata che, recuperata, fu adottata da una coppia che non aveva figli. Divenuta signorina, nel pascolare il suo gregge, fu oggetto di attenzione da un maturo signore, proveniente dal vicino castello di Limata. Questi però, rifiutato dalla fanciulla, sparse la voce di averla veduta compiere pratiche demoniache, provocando in tal modo la reazione del popolo che la congiurò, gettandola dal Ponte delle Streghe. Il corpo non fu mai ritrovato, trascinato da un vortice nelle profondità. Qualche tempo dopo l’accaduto, molti giurarono di aver visto una ragazza nuda danzare sulle rocce del torrente e tuffarsi nel momento in cui qualcuno avesse tentato di avvicinarla. Tanti anni dopo, un giovanetto discendente dalla famiglia dell’anziano signore di Limata fu attratto da quella apparizione e, una notte vedendo la ragazza tuffarsi, la seguì. Anche il suo corpo, come quello della sventurata fanciulla, non fu mai ritrovato.

Una terra ricca di fascino, musica e leggende quella di Benevento. Fatevi incantare.

Roberta Magliocca

San Lupo: terra di streghe e janare was last modified: aprile 16th, 2016 by Roberta Magliocca
17 aprile 2016 0 commenti
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cane dog friendly aree cani terremoti
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

I bisogni del cucciolo. Il Dog Friendly: capitolo 1

scritto da L'Interessante

Cari lettori interessati pensavo di inaugurare “IL DOG FRIENDLY” con un argomento molto “nobile”: come insegnare al cucciolo a sporcare nel posto appropriato

Effettivamente può sembrare un inizio di popò; tuttavia mi piace pensare di  partire col piede giusto, ed affrontare questa prima sfida nel modo corretto rappresenta una buona partenza per gettare basi solide di una lunga relazione.

Capita spessissimo, nelle famiglie che decidono di trascorrere parte della loro vita con un cane, di imbattersi in quella che sembra essere la prima grande sfida uomo – cane: come insegnare al cucciolo a sporcare nel luogo giusto. Armati di scopa, guanti e traversine-pannolino i proprietari scendono in campo per rimediare ai misfatti, affidandosi spesso a consigli vari e fantasiosi come:

– prendere il musetto del cane e obbligarlo a odorare la sua pipì;

– punirlo fisicamente o verbalmente dopo diverso tempo dal “colpaccio”;

– usare un giornale; il fatidico giornale della paura, quello che personalmente definisco il corrispettivo animale della cucchiarella di legno per i bambini.

Tutto ciò con risultati deludenti.  In tutti questi anni, infatti, c’è stato un approccio al problema delle deiezioni non sempre rispettoso né dell’etogramma né della fisiologia del cane. Nei primissimi mesi di vita il cucciolo non ha la percezione dello stimolo ad evacuare: un po’ come un neonato…quando ce l’ha, la molla. Quindi viene meno l’interpretazione del dispetto spesso attribuita da noi umani.

Necessita di tempo per imparare a riconoscere il significato di quella sensazione, a trattenere le feci e l’urina per poterle eliminare nel luogo adatto. E’ un processo di maturazione fisiologico e psicologico che richiede dai due ai quattro mesi. E’ proprio in questo lasso di tempo che i proprietari possono mettere in atto delle semplici ma efficaci pratiche che permettono al cane di capire dove sporcare. E’ fondamentale sapere che un cucciolo ha la tendenza a sporcare dopo che ha mangiato, bevuto, giocato, dormito o fatto il pisolino pomeridiano. In questi casi bisognerà giocare d’astuzia e d’anticipo portando il cucciolo nel luogo dove vogliamo espleti le sue funzioni e premiarlo appena terminato.

E come ci comportiamo se rincasando troviamo i bisogni nel salotto?

  1. Non puniamolo, meglio ignorare l’accaduto;
  2. mettiamo il cucciolo in un’altra stanza in modo che non assista alle operazioni di pulizia (altrimenti potrebbe confonderle con una dinamica di richiesta di attenzione o gioco);
  3. non disinfettiamo con prodotti chimici diversi dal quotidiano detersivo lavapavimenti in quanto il cane potrebbe pensare che è proprio quello il posto che abbiamo scelto per i suoi bisogni, avendo un odore “particolare”.

Nella crescita di un cucciolo è più funzionale premiare che punire, sostenere che inibire e spesso per premiare bisogna agire in prevenzione, indirizzando il cucciolo verso il comportamento più sano.

Così facendo i proprietari potranno diventare a tutti gli effetti una base sicura-attenta e responsiva alle esigenze  del pet-, strutturando un attaccamento sicuro del cane, in cui si ha fiducia nella disponibilità  e nella comprensione da parte del “proprietario”.

Quindi  buona pipì, popò, pazienza ed empatia.

Luigi Sacchettino

I bisogni del cucciolo. Il Dog Friendly: capitolo 1 was last modified: maggio 26th, 2016 by L'Interessante
14 aprile 2016 0 commenti
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Street
CuriositàIn primo piano

Street Art al Rione Sanità

scritto da L'Interessante

Street Art a Napoli

Ci sono luoghi in cui nascere sembra una benedizione riuscita male, quelli in cui si finisce per caso e che per istinto di sopravvivenza impari ad accettare come destino, forse ingiusto, ma al tempo stesso insindacabile.

Non è necessario andare troppo in là, scartavetrare  le cronache di disperazione lontana, infilarsi commossi tra immagini di ingiustizia universale. Ci sono mondi a parte anche dietro la porta di casa nostra, pieni di storie che se pure ci riguardano, facciamo finta di non conoscere, almeno non abbastanza per parlarne.

Sono quelli che nascono in mezzo alla bellezza, quelli che sembrano uno schizzo cestinato per sbaglio nel cuore dell’opera d’arte.

Sono i quartieri delle città, anfratti sgarrupati ai piedi delle metropoli che, come infanti malnutriti, piangono di degrado all’ascolto di nessuno.

Uno dei gridi tristemente forti arriva dal quartiere più famoso di  Napoli: Il rione Sanità.

 È una ricchezza sottovalutata che, come tra le più bizzarre contraddizioni, ha un valore storico, artistico e culturale con pochi somiglianti in Italia e, forse, addirittura nel mondo.

 È qui, ad esempio, che sorgono ipogei ellenistici e catacombe paleocristiane, come quelle di San Gennaro e San Gaudioso, determinando nell’insieme una forte relazione tra uomo e morte; rapporto che si è protratto nei secoli, con la nascita del cosiddetto   cimitero delle Fontanelle, adoperato per ospitare le vittime della grande peste del 1656, e citato da importanti echi della letteratura.

Purtroppo, però, la fama non sempre nasce dalla bellezza, anzi, a volte è più facile distinguersi per cattiva condotta che per buona volontà: non è un mistero per nessuno l’alto tasso di pericolosità che si vive in questa zona. Il degrado lo si respira, involontariamente, come aria sporca non purificabile, già dai primi imbocchi nei vicoli.

“cammini accanto a case con lamiere traballanti al posto dei tetti e balconi che non si staccano dalle facciate per miracolo. Catapecchie che sembrano abbandonate, con le mura mangiate dall’umido e invase dalla gramigna, sono case con dentro persone, soprattutto anziani, che trascorrono gli ultimi anni della loro vita in questo quartiere dimenticato da Dio.”- racconta Antonio Leggieri de “ Il fatto quotidiano”.

Si fa a presto a dire che volere è potere in casi come questi, quando restare è un dolore che se non  uccide, ti ammazza da vivo e andare via è un coraggio che fa troppa paura. Tra chi scappa e chi si mette a disposizione della delinquenza, c’è però uno spazio fatto di ragazzi perbene, che rimangono per resistere, per concedersi un ‘opportunità dignitosa nel posto in cui sono nati.

Il 2 Marzo  è partita, proprio tra i vicoli del rione sanità, un’iniziativa di street art organizzata dall’associazione “Fazzoletto di perle”, presieduta da Giuseppina Ottieri, con il patrocinio dell’assessorato comunale alle Politiche urbane

 La prima opera è stata realizzata dallo spagnolo Tono Cruz che, occupando la facciata di un palazzo del rione, ha dato vita a diciotto metri di vernice rigorosamente bianca, lavorata in tondo come un qualcosa di molto simile ad un fascio di luce. Il murale rappresenta le facce dei ragazzi e ragazze di queste stradine, simbolo luminoso di speranza e futuro. In particolare, tra i visi  spiccano quelli dei piccoli partecipanti al laboratorio “A giocare con le storie”, condotto da Imma Napodano, all’interno del “Punto Luce” di Save the Children alla Sanità.  

Su questa stessa pennellata si è mosso Francisco Bosoletti, l’artista argentino già autore della Parthenope al Materdei.  Lo scorso 5 aprile, in pieno clima di festa, è stata inaugurato “ResisTiamo”, un ritratto di non arrendevolezza che occupa la facciata della Basilica di S. Maria della Sanità. Oltre a rappresentare un rilancio di energia positiva per la città, l’opera è  la traduzione di una storia vera, quella di due fidanzati che hanno sconfitto una grave malattia anche grazie all’amore. L’immagine immortala  un uomo e una donna che si sostengono a vicenda come in un passo di danza.

Il successo del progetto, tutt’ora in divenire, dimostra  ancora una volta che l’arte può essere un valido linguaggio per veicolare messaggi di straordinaria meraviglia, anche il mezzo al nulla.

Ce lo insegna la poesia di De Andrè che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.”

Michela Salzillo

Street Art al Rione Sanità was last modified: aprile 14th, 2016 by L'Interessante
14 aprile 2016 0 commenti
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Il Dog Friendly: intervista a Luigi Sacchettino

scritto da Roberta Magliocca

Il Dog Friendly

Al via la nuova rubrica de L’Interessante: Il Dog Friendly, a cura di Luigi Sacchettino

Giovedì 14 Aprile partirà la nuova rubrica de L’Interessante. Abbiamo fatto due chiacchiere con Luigi Sacchettino, l’esperto che ci aiuterà a capire meglio i nostri cani. Da giovedì, ogni giovedì, sarà un appuntamento fisso.

Ciao Luigi, grazie di aver accettato di farti intervistare prima di tutto, ma soprattutto di aver accettato di seguire per noi la rubrica “IL DOG FRIENDLY”. Partiamo da te. Qual è la tua figura professionale?

Ciao Roberta, grazie a te e a “L’interessante” per aver reso possibile la nascita di questa rubrica, nonché per la condivisione di idee: è un vero piacere per me. Sono un istruttore cinofilo formato presso la SIUA – Scuola di Interazione Uomo Animale con sede a Bologna – e sono uno studioso della zooantropologia, la scienza che indaga proprio la relazione che intercorre tra l’uomo e gli animali. Ho ibridato la mia formazione con seminari e congressi in giro per l’Italia, in un aggiornamento continuo, sempre più affascinato dalla mente dei nostri cani. Il ruolo di un istruttore cinofilo  è proprio quello di aiutare i proprietari ad avere una relazione equilibrata con i loro cani, superando problemi gestionali o equivoci comunicativi, e per farlo c’è bisogno di passione e studio.

Quali sono gli obiettivi che intendi raggiungere con questa rubrica?

Mi piacerebbe condividere con tutti voi  ciò che i cani mi insegnano ogni giorno,  affinché si possano capire sempre più i nostri amici a quattro zampe – superando antropocentrismi e luoghi comuni. In cinofilia si sente molto spesso parlare per “esperienza personale – mio cugino ha detto ” che sicuramente rappresenta un valore aggiunto, se unito a competenza e conoscenza.

Qual è, secondo te, la convinzione più sbagliata che di solito noi bipedi abbiamo del mondo a quattro zampe?

Bella domanda; credo a volte si abbia la tendenza a considerare i cani come dei piccoli umani o come dei bambini, fedeli e desiderosi di solo amore, proiettando su di loro molti dei nostri comportamenti e bisogni. Il cane però è una specie diversa e per rispettarla appieno – senza banalizzazione – bisogna conoscerne l’etogramma – termine che in etologia rappresenta l’insieme dei comportamenti propri di una specie animale. Solo sapendo ciò di cui hanno desiderio possiamo dedicarci alla loro felicità. Ad esempio i cani hanno un grosso bisogno di esplorare il mondo attraverso delle passeggiate quotidiane in cui possono inebriarsi con gli odori, mentre noi umani abbiamo la tendenza a pensare che un divano, del cibo e tanto amore siano sufficienti.

I nostri cani, se avessero le parole, cosa ci direbbero più spesso rispetto ai nostri consolidati comportamenti “sbagliati” che abbiamo nei loro confronti?

Ci direbbero di parlare meno ed agire di più. Noi umani siamo “verbosi” mentre la comunicazione del cane si esplica più sul piano non verbale, con postura e prossemica,  spazi e distanze corrette. I cani amano “il fare”, sono animali sociali votati all’azione. Credo ci direbbero: “Ehi, prendiamo il guinzaglio e ce ne andiamo a passeggiare in campagna?! In questo periodo ci sono odori bellissimi per me e colori bellissimi per te”. Per farsi un po’ cane bisogna ragionare più con il naso che con la vista, più in collaborazione, partnership che in individualismo.

Grazie Luigi e buon lavoro!

Roberta Magliocca

 

Il Dog Friendly: intervista a Luigi Sacchettino was last modified: aprile 12th, 2016 by Roberta Magliocca
12 aprile 2016 1 commento
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Al CORTILE: CIBOBIO, MUSICA E LIBRI

scritto da Walter Magliocca

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Al cortile cibo bio, musica jazz e iniziative artistiche.

Metti una sera a cena in un cortile, al centro di Caserta. Luci soffuse, ambiente semplice per una cena con prodotti biologici.

Biobuffet vegetariano – vegano con cucina tradizionale mediterranea.  Oramai il giovedì è diventato quasi un appuntamento fisso. E ora il venerdì musica Jazz per palati fini.

Vedersi  con amici con qualche capello bianco ma giovani dentro. Mangiare bene “vivo e vegeto” con le ricette di Michele e coniugare anche gli appuntamenti culturali. Infatti basta salire poche scale per passare dall’odore della cucina a quello dei libri.

Il palloncino verde, nuovo libro di Stefano Mosca

Qui ci sono giovani non solo dentro. Parli con un artista in erba, Stefano Mosca, di San Nicola La Strada, ma già alla sua seconda esperienza letteraria. Disponibile e affabile mostra il suo “scritto” “Il Palloncino verde”- edizioni psiconline – come se fosse un figlio. E in effetti un libro è un figlio dell’autore. Anzi di più. E’ parte di sé. Del suo essere, delle sue emozioni, del suo sentire. Alle pareti la sua arte pittorica. Solo qualche minuto per comprendere che ti trovi al cospetto di un vero artista che crede in quello che fa. E lo fa con passione.

Qualche scambio di battute e ritorni al vino, biologico anche quello, ma che ti inebria lo stesso.

Ma oramai sei inebriato anche nello spirito.

Cibo, lettura. Musica. Cosa di meglio. Una foto e via. Alla prossima.

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Al CORTILE: CIBOBIO, MUSICA E LIBRI was last modified: aprile 9th, 2016 by Walter Magliocca
9 aprile 2016 0 commenti
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